Coop per le idee: al via il primo progetto formativo

Grazie al progetto Coop per le idee, realizzato in partnership con Legacoop Lombardia e Cesvip Lombardia, aspiranti imprenditori hanno l’opportunità di fare un percorso formativo specifico per la costituzione di una start up cooperativa. Ai partecipanti vengono forniti, oltre alla formazione, una consulenza adeguata e strumenti finanziari di supporto all’avvio dell’attività di impresa.

Il primo progetto a partire, tra quelli ammessi, è Manutenzione del verde. Giusy Palumbo, di Legacoop Lombardia, ci racconta questa esperienza:

Dopo l’esperienza di Coop per i giovani, che ha visto l’attivazione di 40 tirocini formativi retribuiti, si è deciso di sostenere la costituzione di nuove cooperative e l’avviamento di start up, cominciando dalla formazione dei lavoratori e dalle esigenze delle diverse realtà territoriali.
Il primo corso “Manutenzione del verde” è stato attivato dalla cooperativa pavese Multifaber, specializzata nella gestione del verde e in lavori di falegnameria e costituitasi su iniziativa della cooperativa Faber, per consentire ai richiedenti asilo ospitati nelle strutture gestite dalla cooperativa di inserirsi in percorsi lavorativi e impegnare parte del proprio tempo con il lavoro.
Ad ospitare il corso è stata la sede della Comunità per minori Airone di Palestro, tra i campi e le risaie, più vicina a Vercelli che a Pavia. A tenere il corso , tra teoria e pratica, è stato Andrea Tiso, esperto sia di manutenzione e progettazione degli spazi verdi che di realtiva formazione; si divide infatti tra il lavoro e le lezioni che tiene anche per i detenuti del vicino carcere di Pavia.

Ad aiutarlo nella traduzione con gli allievi c’è Elhadji che conosce tre lingue e molti più dialetti africani, dal wolof al bambara. I richiedenti asilo che hanno frequentato il corso, in totale dieci, parlano infatti lingue diverse, provenendo da Gambia, Egitto, Mali, Guinea, Senegal e Nigeria.
I ragazzi, provenienti dalle diverse comunità gestite da Faber in Lomellina, ci raccontano di aver già fatto esperienza di verde in cooperativa, dalla cura degli spazi attigui alle diverse residenze alle collaborazioni con il WWF locale per la pulizia di aree incolte. Molti di loro poi, nei villaggi africani di provenienza, già si dedicavano alla cura dell’orto o di grandi appezzamenti. Moussa ad esempio in Guinea si occupava da solo di un ettaro di terreno ed è lì che ha imparato a coltivare bene manioca e peperoncino, spezia molto richiesta nei menu multietnici dei centri accoglienza. Ma Diop invece in Senegal seminava arachidi per la sua famiglia, Alhaje in Gambia scavava patate e Jamal in Egitto metteva in tavola pomodori, zucchine e insalata raccolti nel suo orto. Quando gli chiediamo cosa gli piacerebbe coltivare, con il sorriso, ci dicono i baobab, la pianta tipica dell’Africa, assieme al mango che nel continente africano cresce dappertutto, senza bisogno di doversene occupare. “Il mango in Africa non si compra, si prende direttamente dagli alberi” aggiunge Elhadji.

Per tutti la terra è vita e imparare a conoscerla e coltivarla con competenza è un’opportunità preziosa di cui sono felici.

Il corso, diviso tra parte teorica e pratica, ha offerto loro una panoramica sulle tipologie di piante, dagli alberi alle siepi, sulle attrezzature, i macchinari e le norme di sicurezza principali. Hanno imparato che prima di seminare occorre concimare, che il teflon è indispensabile, come saper fare una precisa tacca di direzione di 45° prima di abbattere un albero o impiegare il telo pacciamante per non far crescere le erbacce. Alle lezioni frontali, coadiuvate dalla visione di slides, immagini e video dimostrativi sull’utilizzo dei macchinari – dal soffiatore di foglie ai dispositivi di sicurezza – la formazione progettata da Cesvip Lombardia ha aggiunto la pratica, con esercitazioni sui campi. Basta scendere le scale per avvicinarsi alla terra, nello spazio retrostante l’edificio si vedono ammucchiate le foglie della siepe tagliata nel corso della lezione precedente, accanto ai rami del ciliegio ormai morto.
Ma oggi, ultima lezione del corso, si prepara un piccolo orto. Motozappa, rastrello e vanghe gli arnesi del mestiere. Dopo aver pulito il terreno, rimosso le erbacce e livellato tutto, i giardinieri in prova iniziano a costruire le “prosettine”, guidati da Andrea Trasi, ovvero i solchi nella terra, proes in dialetto pavese. A guardarli da lontano, incuriosite dal rumore del motore e dalla terra che smuove, due ragazze che vivono nella comunità.
Mentre tutti sono impegnati, ognuno con il suo ruolo, nel lavoro di questa terra che ricorda la sabbia del vicino fiume Ticino, arriva Fabio Garavaglia, Presidente della cooperativa Faber. Ci racconta che è appena stato a trovare Gordon, ultimo arrivato nei centri accoglienza, un cane vittima di maltrattamenti che sta imparando a socializzare e a non temere più la vicinanza dell’uomo. Oltre al profumo della terra appena smossa, si respira aria di cooperazione, di solidarietà che non conosce confini. “Oltre il confine” del resto è il titolo della festa contro l’emarginazione sociale che la cooperativa ha appena organizzato nei suoi spazi aperti, con merenda multiculturale, musica, esibizioni artistiche e sport.
“Quest’anno” ci racconta Fabio “sono venute 300 persone, anche alcuni vicini di casa”. Un buon segnale per fare comunità e costruire relazioni.

Ci salutiamo, con la mano sul cuore, augurandoci che la terra veda nascere i suoi frutti.
Nel tragitto da Palestro a Mortara, dove c’è il treno che riporta a Milano, si stendono campi verdi, intervallati da capannoni dismessi e boschi di tigli, e risaie piene d’acqua, per un attimo sembra di stare in una laguna, poi ricompare la terra, quella madre.

A breve partirà il secondo corso dedicato alla falegnameria e destinato a 10 migranti ospitati dalla Cooperativa Faber.
Il corso si svolgerà nelle giornate dell’8 e 9 maggio e nella mattinata del 15 maggio, per un totale di 20 ore di formazione, presso la Comunità Airone di Palestro, in provincia di Pavia.

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